mercoledì 28 febbraio 2007

Filetti di salmone in crosta


Ricetta recuperata da Sale & Pepe di febbraio...numero davvero molto interessante e soddisfacente!!!!

Ovvio che la invio anche alla Cannella per il suo Club!!!!

Io il pesce lo cucino poco e non sono tanto pratica ( ma è solo una questione di tempo, ho fiducia d'impratichirmi!) specie se lo devo comprare - cosa che mi terrorizza, ho paura che mi rifilino una fregatura - e pulire, coi filetti già si ragiona meglio:

sono già puliti, sono senza spine...ma questa sembra la pubblicità, lasciamo stare!!

Questa ricetta era nella mie corde e soprattutto vista la velocità di esecuzione potevano sbafarcela anche con il nostro rientro in casa alle nove di sera!!!!

Filetti di Salmone in crosta


2 filetti di Salmone fresco

1 uovo

Farina di mais precotta (quella per polenta)

Pangrattato

20 gr di Burro


Togliere la pelle al salmone e tagliarlo a quadrotti, a fette, a cubotti, come vi pare insomma, passare i tranci di salmone prima nell'uovo, poi nella panatura metà farina, metà mais.

Far scaldare in un padellino il burro (senza farlo bruciare) con un po' d'olio, far dorare i tranci di salmone per pochi minuti, devono essere croccanti fuori, ma ancora rosa all'interno!

La ricetta originale prevedeva l'accompagnamento del piatto con una salsina fatta con yogurt, concentrato di pomodoro, 1 filetto d'acciuga e pomodorini ciliegia tagliati in due e saltati in padella, ma io ho optato per la salsina alla senape che ormai è la mia droga trovata sul bellissimo blog di Kjaretta.



martedì 27 febbraio 2007

Nell' istante.

Se potessi andrei bloccando centinaia d'istanti!
Un volto pieno di rughe illuminato da un sorriso, come quello di mia nonna; un passo di tango mentre s'inarca la schiena, un urlo, un lampo; il momento in cui gli uccelli staccano le zampe da terra e sono già in volo, il graffio al dito che succhio.
Se potessi rallenterei anche il ritmo del mio cuore, un pò più lento, perchè mi sento sempre troppo in corsa!

lunedì 26 febbraio 2007

Ancora Muffins!????....Cioccolato, noci e caramello! Oh Yeah!



Dò anch'io il bis per il meme della Zuccheriera!!!!
Questi muffins li ho pensati mentre preparavo un dolce di Trish Deseine tratto dall'ormai noto "Cioccolato" ...dolce di cioccolato e mandorle, molto simile alla torta caprese.
Mentre mescolavo farina di mandorle e cioccolato fuso mi è venuto in mente che dei dolcetti fatti con noci al posto delle mandorle, cioccolato e una bella colata di caramello mou potevo avere il loro risvolto interessante!!!
Così sono nati questi pseudo muffins che hanno un impasto abbastanza pesantuccio e non proprio "classico".

Muffins Cioccolato, Noci e Caramello mou
100 gr di Cioccolato fondente fuso
50 gr di Burro fuso
50 gr di noci finemente tritate
90 gr di zucchero
40 gr di Farina
2 uova
1/2 cucchiano di Lievito in polvere


Preriscaldare il forno a 180°.
Sciogliere il cioccolato e il burro insieme a bagnomaria o nel micronde (io uso lui, ci metto la metà del tempo e non sporco troppo in giro), unire gradatamente 70 gr di zucchero, i tuorli delle uova poco per volta, le noci tritate con i restanti 20 gr di zucchero, la farina setacciata con il lievito e gli albumi montati a neve sempre poco per volta.

Riempire i pirotti e mettere in forno i pasticcini per circa 20-25 minuti. Sfornarli e farli intiepidere su una grata.


Per il caramello Mou

125 ml di Panna
25 gr di Zucchero

Portare la panna ad ebollizione, mettere lo zucchero in un pentolino dal fondo spesso e farlo caramellare leggermente a fuoco molto basso, unirci la panna e mescolare fino alla consistenza desiderara, utilizzarla subito per glassare i muffins.

Atta roti



Era da un po' che volevo provare questo pane indiano, complice la ricetta del pane all'olio e olive della cara cuochetta (che prevede farina integrale, così so già come reimpiegarla) nonché un momentanea necessità di essere ben lontana dai lieviti, domenica mattina mi sono trovata a impastare queste "cialde" indiane.

La ricetta è facile e iperveloce e prevede l'utilizzo di:

150 gr di Farina "O"
150 gr di Farina Integrale
125 gr di Yogurt Naturale non dolcificato
2 uova
1 pizzico di Sale

Preriscaldare il forno a 220°.

Sulla spianatoia mettere i due tipi di farina setacciata facendo il solito vulcano, unire le 2 uova precedentemente sbattute e cominciare ad amalgamare, unire poco per volta lo yogurt, un pizzico di sale e cominciare a lavorare l'impasto facendolo diventare un panetto liscio e omogeneo.

Porzionarlo, ne verrano circa 14 pezzi, formare delle palline e farle riposare una decina di minuti, stenderle con il mattarello, dovranno avere un diametro di circa 12 cm, spennellarle con del burro fuso e far cuocere per circa 12-13 minuti, voltandoli a metà cottura.

Ricordarsi di mettere una ciotolina con dell'acqua nel forno (durante tutta la cottura) per mantere la giusta umidità.

Questo pane, vista la scarsa quantità di sale risulta essere dolcino e si accompagna bene a chutney, piatti di pollo e carne d' agnello speziata, io visto che ho in mente di preparare delle kofte (polpette di carne d'agnello molto diffuse in medio oriente) nei prossimi giorni ho fatto le prove tecniche di questo pane che le accompagnerà egregiamente.

sabato 24 febbraio 2007

L'intramontabile Crostata con Lemmon Curd e Fragole



Queste crostate così fresche e apparentemente leggere sono sempre molto amate da tutti, per questo quando devo preparare un dolce per un invito a cena...con diverse bocche da sfamare, so già che non mi pentirò della scelta, anche perchè in queste cene si mangia sempre a sproposito e presentare alla fine, quando ormai sono tutti a panz'all'aria con le ventrozze piene, un tripudio di cioccolato e panna, c'è il rischio che non lo si gusti a dovere.

Poi avendo due fantastici alberi di limone in giardino il lemmon curd potrei prepararlo giornalmente, anche perchè è una di quelle cose talmente guduriose che crea dipendenza...ha solo il difettuccio di essere un tantinello ricco di grassi :( non c'è da stupirsi visto che tutte le cose esageratamente buone, fanno sempre male!!!!!!

Comunque questa è la ricetta che ho seguito assemblando pezzi di qua e di la dei miei 1000 fogli volanti pieni zeppi di gr e ml vari.

Crostata con Lemmon Curd e Fragole

Per la frolla:

250 gr di Farina "0"
100 gr di Zucchero a Velo
130 gr di Burro a pezzetti
1 Uovo

Mettere in una coppa la farina, lo zucchero a velo, il burro a pezzetti e lavorarlo con la punta delle dita fino a quando la farina non avrà assorbito tutto il burro e avrà una consistenza simile al pangrattato (la sabbiatura, insomma), aggiungere l'uovo sbattuto e lavorarlo velocissimamente formando un panetto (io spesso non la lavoro con le mani, ma "impasto" il tutto con una spatola molto lunga di acciaio fino a quando non il composto risulta più o meno assemblato, lo lavoro con le mani giusto qualche secondo), che dovrà riposare in frigo per mezz'ora.

Riprendere la pasta frolla stendarla e rivestire una tortiera (dai bordi scanalati) precedentemente imburrata e infarinata, bucherellare il fondo della pasta coi rembi di una forchetta, ricoprire l'interno del guscio crudo di frolla con della carta forno e metterci su dei ceci secchi, da usare come "peso", infornare per 18-20 minuti a 180°, se l'interno dovesse risultare ancora troppo crudo (considerando che la frolla raffreddandosi indurisce), togliere carta forno e ceci secchi e reinfornarla "tutta nuda" per altri 5 minuti.


Lemmon Curd

4 uova + 2 Tuorli
140 gr di Zucchero
50 gr di Burro
Succo e zeste grattuggiate di 2 Limoni
100 gr di farina di Mandorle (opzionale)


Di solito il lemmon curd lo si cuoce a bagnomaria (la stragrande maggioranza di ricette che ho trovato segna così), questa ricetta invece oltre che avere una cottura direttamente su fiamma, è anche un tantino più leggera di burro (tuorli e zucchero sono sempre abbondanti) e prevede il mischiare velocemente lo zucchero con le uova, unire il succo dei limoni più le zeste grattugiate, il burro ammorbidito a pezzetti e cuocere a fiamma molto bassa, devo dire che il lemmon curd si è addensato nel giro di 10 minuti, una volta intiepidito unire la farina di mandorle.

L'assemblaggio è la parte più divertente, togliere il guscio ormai cotto dal suo stampo e metterlo sul piatto da portata, riempirlo con il lemmon curd mandorlato, tagliare le fragole come il cuore comanda e sempre come lui vuole disporle sulla crostata.

A me piace molto vedere le crostate luccicanti, tr'altro la frutta ossidata (tipo le banane) non è che mi invitino all'assaggio (anche l'occhio vuole la sua parte), io avevo fretta e per fortuna le fragole risentono meno dell'esposizione all'aria, altrimenti o gelatina per dolci o una buona marmellata (io ne ho una di limoni che non ho ancora assaggiato...chissà come ci sarebbe stata?) stemperata con un goccino d'acqua e fatta riscaldare può andare come finitura.


venerdì 23 febbraio 2007

Vini e Cucina, l'osteria.




Non vi aspettate entrando in quest'osteria del borgo antico di Bari l'accoglienza di una proprietaria rubiconda e corpulenta che vi saluta calorosamente invitandovi a sedere nel romantico tavolino per due, qua tavolini per due NON CE NE SONO, della proprietaria allegra e gentile NEANCHE L'OMBRA, chi vi accoglierà bofonchiando all'entrata sarà uno dei fratelli Paglionico, sempre troppo di fretta per farvi cerimonie, troppo poco interessato ad accaparrarsi clienti (che non mancano mai) per essere ruffiano.

Certo l'impatto potrebbe non essere dei migliori tanto da spingere il malcapitato a far retromarcia, ma per tutti quelli che non si fanno ingannare dalle apparenze o semplicemente sono già stati avvisati del "lasciate-ogni-speranza-d'-essere-trattati-come-cari-ospiti-attesi-voi-che-entrate", potranno passare davvero un'esperienza simpaticissima e sui generis, gustando la più tipica cucina barese preparata come Dio comanda!!!!Cucina di mamme, di nonne, che più sincera non ce n'è.

A "Vini e Cucina" aperta la porta non si sale, si scende; volte a botte e pareti di tufo, luce soffusa a tutte le ore e tutte le volte che ci vado a pranzo dimentico che è un pranzo, mi rilasso, bevo vino, chiacchiero convinta che sia sera e che dopo non ci sarà un'altro pomeriggio di lavoro!

A "Vini e Cucina" i tavoli sono minimo da 6 e l'obbiettivo dei proprietari è riempirli tutti!!!E sei voi siete in 2 o in 4 che si fa?...Ci siede con altra gente senza far troppe storie!


Va da che non c'è menù e protestare non conviene, tanto il prezzo non cambia mai anche se bevete solo un bicchiere di vino (ma sarebbe da folli) ed è politicissimo!!!

Accomodàti, seduti alla vostra panca, il tavolo apparecchiato con la tovaglia di carta, arriva subito per ogni commensale il piattino con l' antipasto che nessuno ha ordinato e che non cambia da anni: piattino con bocconcino, 2 pezzettini di provolone piccante, qualche fettina di salame e auine nostrane (le olive per intenderci), al centro un piccolo piatto di friselle con pomodoro e rucola, e insalatina di zucchine olio-aceto-mentuccia.

Non ci sono camerieri, fanno tutto i fratelli Paglionico (che non ho mai capito se siano due, tre o tremila), ti sbattacchiano i piattini di antipasto quasi nei denti e iniziano la velocissima lista dei primi e dei secondi:

"Allora oggi c'è purè di fave e cicorie, pasta e ceci, la tegghie-attenzione- fatta nel forno a legna, cavatelli (inutile dire che sono fatti a mano) con sugo di braciola, di secondo zampina ai ferri, braciole di cavallo, frittura mista di calamari, gamberetti e paranza, seppie alla brace, gamberoni alla brace".


Io che conosco a memoria il menù che raramente subisce qualche piccola variazione, già appena entrata con che cosa potrò coccolare il mio stomaco: Il purè di fave con cicorie per primo e gamberoni arrosto per secondo.



Capita che qualche novizio del posto non voglia ordinare nulla per secondo o voglia saltare il primo...questa è una di quelle cose per cui a Vini e Cucina si viene immediatamente PUNITI, perchè alla primo timido "Veramente io non vorrei il primo..." uno degli innumerevoli fratelli sbuffa in un sonoro:"Cos'è voglio, non voglio...mang che non ha d'affà la dieta, tanto prendi o non prendi quello devi pagare"!!!

Sicuramente questo è il tipo di posto che o si AMA o si ODIA, non possono esserci mezze misure, un posto popolare dove vent'anni fa andavano a mangiarci solo i pescatori, gli squattrinati e gli studenti, negli ultimi anni è stato molto rivalutato e va anche parecchio di moda (la semplicità, la ruvidità, l'essere popolano è parecchio di moda ultimamente), oggi si trova di tutto tra la clientela di Vini e Cucina, dalla gente del borgo antico, dagli studenti, agli avvocati!


Il vino è quello della casa, la scelta delle bevande è limitatissima, o vino o acqua o birra (rigorosamente Peroni) o nudd!!!!
Alla fine del pasto ecco l'immancabile cestino di plastica gialla sempre sbattuto sul tavolo al volo con qualche frutto di stagione, arance e mandarini di questi tempi...ma qui danno anche caffè, ammazza caffè e dolcetto finale:




Lo "sporcamuss", lo sporca muso, un dolcetto di una semplicità sconvolgente, servito caldo caldo, con il suo strabordante cuore di crema al limone che vi si scioglie in bocca dopo un morso croccante e polveroso...concludere così è una meraviglia...

...dimenticavo, la vera conclusione è con il conto: mangi o non mangi 13.00 Euro a persona sono!!!

lunedì 19 febbraio 2007

I CLUBSsss: Petti di pollo in gremolada







Proprio nel numero di febbraio ho trovato questa ricettuzza facile, facile e dal buon rendimento, così domenica questo è stato il nostro pranzo...bhè parte!

La "gremolada", di sentirlo questo termine l'avevo già sentito, ma non sapevo in realtà cosa fosse o a che cosa facesse riferimento, mi sembrava abbastanza esotico, PETTI di POLLO in GREMOLADA...mi dava l'idea di palme e cocco, di distese di sabbia bianca e mare cristallino, samba e merengue e Dona Flor di Amado.
Piccola ricerca su internet e si svela l'arcano:
"La gremolada (dal milanese gremolà, ridotto in grani), è un condimento composto da un trito di prezzemolo e aglio con l'aggiunta di scorza di limone grattuggiata..." E-che-vi-dicevoooo???
Bhè nella ricetta c'è tutto del condimento qui sopra, ecco il dettaglio.
Petti di Pollo in gremolada
4 petti di pollo (la ricetta ne voleva un petto di pollo a testa)
2 spicchi d'aglio
1 cucchiaio di aceto
1 cucchiaino di origano
50 ml d'olio (la ricetta ne voleva 100...poco pollo ma decisamente ben condito, bhà!)
2 limoni
1 mazzetto profumato Salvia, Rosmarino, Timo
100 ml di Vino bianco
200 gr di Riso
Tagliare il pollo a pezzetti e metterli a marinare per 2 ore con la gremolada (appunto) fatta con il succo di due limoni, la scorza di 1 limone tagliata a pezzetti sottili e piccoli, l'aceto, 1 spicchio d'aglio tritato, origano e olio.
Dopo aver fatto marinare il pollo, procurarsi degli spiedini lunghi dove andranno infilati i pezzetti di pollo alternati a fettine di limone e foglie d'alloro, riporli in una pirofila, irrorarli con un po' della marinata (che andrà messa da parte), metterli nel forno cuocendoli sotto il grill...una decina di minuti per lato irrorandoli con la gremolada per non farli asciugare troppo, una volta cotti tenere in caldo.
Mettere la marinata rimasta in un pentolino farla sfumare con il vino, aggiungerci il mazzetto d'aromi (che io ho la grande fortuna di recuperare fresco, fresco dal mio piccolo giardino...questo mi fa sempre tanto felice), farlo ridurre un po' e tenere al caldo anche lui.
Preparare il riso (io ho usato Long and Wild della Coop...infondo doveva essere un piatto esotico) facendo scaldare l'altro spicchio di aglio in 3 cucchiai d'olio, far tostare il riso fino a quando non diviene traslucido e aggiungerci 200 ml di acqua calda, attendere il bollore, spegnere la fiamma, coprire la pentola badando di mettere tra lei e il coperchio uno telo pulito(per assorbire l'umidità suppongo) .
Far riposare per 10 minuti e impiattare: riso, spiedini di pollo irrorando il tutto con la riduzione di gremolada!
Ricetta davvero veloce e soddisfacente, decisamente promossa!!!

A "F'CAZZ"



Che non significa in dialetto barese "A fare niente", che detto dalla sottoscritta può anche avere un senso, ma indica uno dei must della cucina barese: LA FOCACCIA!

Si, si lo sò che ormai la focaccia è nesciunal e internesciunal, ma quella che intendo io, tipica delle nostre parti è alta, soffice sopra e croccante sotto, fatta con farina di grano duro, con vulcani di pomodori incandescenti che sin da piccoli abbiamo imparato a mangiare con cautela (pena scottatura di 3° grado sul labbro inferiore)...lasciatemelo dire:"E' un'altra cosa", le radici, sò radici.
Questa è l'altro pezzo forte che quando porto in giro riscuote un successone, classica la domanda di simultanee bocche unte: "Troppo buona, mi dai la ricetta?" ed io rispondo prontamente "Il merito non è mio, è dei Gennarini".
Di uno in particolar modo, il gennarino in questione è Sdonk, pugliese doc, creatore (e qui m'inchino) di questo impasto davvero buono, buono, buono.
La ricetta di primo impatto può non sembrare semplicissima, ma questo è proprio il caso del più-difficile-a-dirsi-che-a-farsi.
FOCACCIA BARESE con POOLISH
Questo è un impasto indiretto, non si fa il classico vulcanino di farina e giù tutti gli ingredienti e mischia, si impastano (formado così il poolish) inizialmente poco lievito,acqua e farina rapporto 1 a 1, facendo maturare l'impasto in questo caso 12 ore a temperatura ambiente.
Da quello che so questa pre-fermentazione serve a dare forza al lievito, così da poterne utilizzare una mimina parte rispetto ai cubetti interi che mettiamo spesso con nonchalance anche in 350 gr di farina, questo è a tutto beneficio della morbidezza, del gusto, della leggerezza del prodotto finito...nonchè a beneficio del nostro stomaco che lo digerirà con più facilità.
Dunque ecco le dosi precise e il procedimento che si trova anche qui.
610 gr di Farina "0"
90 gr di Semola di grano duro rimacinata
560 gr di Acqua
5 gr di Lievito di Birra Fresco
50 gr di Olio E.V.O.
18 gr di Sale
La sera preparare il Poolish mescolando in una coppa capiente 560 gr di farina (presi dai tot 610) con 560 gr di acqua e il grammo di lievito, coprire con un panno umido e metterlo a nanna (visto che è sera :) ) per 12 ore lontano dagli spifferi d'aria (l'ideale è il forno spento).
Il mattino seguente mezz'ora prima di prendere il poolish, che sarà cresciuto e avrà un aspetto poco invitante,mooolto lento e pieno di bolle, mischiare i 4 gr di lievito rimamenti con 2 cucchiai d'acqua e due di farina e mettere a lievitare per 30 minuti (questo si chiama lievitino, per maggiori info un giro qui è d'obbligo).
Fatti maturare lievitino e poolish si comincia a preparare l'impasto finale; in una coppa unire i due lieviti, la semola, i 50 gr di farina rimasti e se si è muniti d'impastatore ALLELUJA, altrimenti...un pò di pazienza e si comincia ad impastare con la mano a cucchiaio lavorando l'impasto tirandolo su e lasciandolo ricadere (almeno io faccio così) nella ciotola facendo attenzione comunque a non "strapparlo", man mano che verrà lavorato l'impasto diventerà sempre più elastico, verrà su con più facilità. L'impasto sarà troppo molle per poter essere messo sul tavoliere.
Io lo lavoro fino a quando non è diventato bello elastico, anche mezz'ora, oltre se ne va la pazienza.
Del sale e dell'olio non me ne sono dimenticata: dopo pochi minuti di esercizio per il bicipide, unire il sale, e successivamente l'olio a cucchiaiate badando a farlo ben assorbire...e lavorare, lavorare, lavorare.
Adesso è tutto in discesa: lasciar lievitare fino al roddoppio del volume (io di questi tempi, visto il freddo la faccio lievitare anche 3-4 ore, anche di piu).
Vista la consistenza blob dell'impasto Sdonk consiglia di dare i cosiddetti "folding" o giri...servono a dare maggior consistenza e struttura: si infarina ESAGERATAMENTE uno strofinaccio pulito e vi si versa l'impasto che è abbastanza ingovernabile, con le mani infarinate si cerca di piegare l'impasto portando il lato destro al centro, il lato sinitro su quello destro (molto approssimativamente...tra l'altro questa è un'operazione che si migliora con l'esperienza), la parte inferiore anche lei verso il centro e quello superiore su quella inferiore, ma qui (per chi sopra se l'è perso) è spiegata divinamente quindi meglio dare un'occhiata.
Con un movimento velocissimo girare l'impasto in modo tale da avere come parte superiore quella che era a contatto con lo strofinaccio infarinato.
Io di giri ne do sempre due a distanza di mezz'ora l'uno dall'altro. Finito il primo rimetto l'impasto nella coppa, finito il secondo divido in due il mio blob e lo metto in due teglie ben unte d'olio di circa 30 cm, lo lasciò ancora a riposo fino a quando non si è "rilassato" occupando tutta la superficie della teglia, condisco con pomodorini, un giro d'olio , abbondante origano, sale e olive e metto in forno preriscaldato al massimo per 25-30 minuti...et voilà, les juex sont fait!!!!!!
L'odore è da svenimento!!!!

sabato 17 febbraio 2007

Muffins Cannella, Nocciole e Semi di Papavero per la Zuccheriera




L'ispirazione che mi ha spinto alle sei di questa stamattina a produrre questi muffins (non pensate che sia matta se cucino alle sei del mattino,perchè non c'è orario migliore per me: tutta la casa sonnecchia, il gatto sonnecchia, il marito grufua, CHE PACE!) sarà subito deducibile a chi è reduce da un recente giro in autostrada o in aeroporto.

Era da tempo che volevo provare a scopiazzare l'idea del tris CANNELLA/NOCCIOLA/SEMI DI PAPAVERO, dopo aver addentanto una di queste godurie in orginale in una fredda mattina di gennaio all'autogrill dell'aeroporto.
E' stato un colpo di fulmine!!!!Sono Spettacolari.

Il meme della gentilissima Cannella allora capita a fagiuolo!!!!

Non sapendo da dove partire e avendo in attivo delle ricette di Muffins non particolarmente soddisfacienti , ho deciso di utilizzare come base l'impasto di una torta allo yogurt (proveniente dal ricettario personale della famiglia delle Scorrano Sister- amiche di lunga data e abili ai fornelli, Sere volessi mai contribuire ti creo uno spazio ad hoc) che non mi ha mai tradito e il cui risultato è sempre stato un successone, la ricetta è partita dalla mia cucina diventando peggio di una catena di S.Antonio.

Ho provato almeno nella preparazione a seguire le regole canoniche del muffin perfetto: ingredienti secchi da una parte, liquidi dall'altra, mescolata veloce e via in forno!!!


Muffins Cannela, Nocciola, Semi di Papavero

Per circa 15 pz

300 gr di Farina
200 gr di Zucchero
1 pizzico di Sale
100 gr di Nocciole tostate
100 gr di Cioccolato fondente a pezzetti (meglio le goccie)
1 pizzico di Cannella
4 cucchiai di Semi di Papavero (io ne ho messi di più... ma è questione di gusti)
1/2 bustina di lievito per dolci

125 gr di Olio di Semi
1 vasetto di Yogurt Bianco
50 gr di Burro morbito
3 Uova
Granella di Zucchero per guarnire
La preparazione è stata davvero semplicissima (anche per questo l'ho azzardata alle sei del mattino poi penso che sia proprio bello alzarsi dal letto e sentire la casa che profuma, fortuna non mia ahimè), come scrivevo è bastato prendere due coppe, nella prima ho messo gli ingredienti secchi e li ho mescolati, nella seconda ho messo lo yogurt, il burro morbito e mescolando ho aggiundo le uova e infine l'olio.
Ho versato l'impasto liquido nella coppa con farina,zucchero, lievito ect...ho mescolata velocemente, l'impasto è risultato abbastanza "pesante" e non particolarmente liquido.

Ho riempito i pirottini di carta con un'abbondante cucchiaiata di impasto e messo su ognuno la granella di zucchero, messi successimamente nella teglia da muffins e cotti a forno preriscaldato a 180° per 15 minuti circa, si sono cotti abbastanza velocemente.

Il risultato?

A me sono piaciuti TANTISSIMO, meglio, molto meglio dei precedenti!!!...e sarà che erano una "figli miei" ma mi sono parsi molto simili agli originali.


giovedì 15 febbraio 2007

The importance of being first.


Ci siamo accostate al bancone della reception dove campeggiava in alto il cartello con la "I" di informazioni.

C'era parecchia gente nella hall, le informazioni che chiedevano all'ometto coi baffi dientro il bancone erano le più disparate, chi aveva bisogno di parlare con il Dott.Tal-dei-tali, chi doveva prenotare una visita, chi chiedeva dove fosse la toilette.

Quando è arrivato il nostro turno ci siamo avvicinate all'ometto dalla faccia appuntita, abbiamo allungato il collo verso di lui e con un fiato gli abbiamo detto "Dobbiamo...", non ci ha fatto terminare la frase, aveva capito perfettamente di che cosa avevamo bisogno, forse lo si vedeva dalle nostre faccie imbarazzate e preoccupate che qualcuno potesse sentire.

Velocissimo ha tirato da sotto il bancone un talloncino giallo con un numero, il sei.

"Dove seguite le frecce gialle" ci ha detto cortese, indicandoci un corridoio.

I corridoi sono sempre troppo lunghi e stretti, sempre troppo bui quando hai l'animo pesante, anche quello c'è parso così, abbiamo riso, per allentare la tensione, nel vedere incollato al muro il primo cartoncino con le freccie colorate ordinate una sotto l'altra, "per il giallo di qua", "per il rosso di qua","per il verde di qua","per il blu di qua", indicando la stessa direzione.

"Sembra la caccia al tesoro" ci siamo dette sorridento camminando rigide e frettolose a braccetto.

Abbiamo girato a destra, poi avanti, poi ancora a destra, arrivate in un atrio stranamente vuoto con un grande ascensore ci siamo guardate intorno, "E' lì la freccia gialla", le faccio io trascinandola per un braccio.

Le frecce colorate ci hanno abbandandonano diligenti una per volta, una davanti ad una porta grigia, un'altra che segnava il piano superiore, solo la gialla sempre più grande ci indirizzava nell'intestino della clinica.

Sì, la clinica che "sembrava un albergo", ma mentre si srotolavano sotto la freccia gialla svolte e corridoi perdeva il verde brillante delle colonne nella reception, diventando il celestone spento delle scuole.

Arrivate.

La freccia gialla è sparita nell'indicarci una porta aperta, un quadrato in plexiglas appeso all'ingresso della stanza con la scritta asettica "Pianificazione familiare" ci ha confermato che il posto era quello.

Abbiamo dato una sbirciatina nella sala d'attesa, sorridendo nello stesso istante nel renderci conto che l'albergo iniziale s'era trasformato davvero in una pensioncina triste come un ospizio, nello stanzone scarsamente illuminato almeno una decina di donne erano sedute alle poche sedie e sui due lunghi divani di pelle chiara, entrami giunti allo stesso stato di decomposizione, consunti e quasi sfondati.

Alcune parlottavano tra di loro, mi sono domandata se si fossero conosciute in quel momento o se erano come noi vecchie amiche, vicine nel momento del bisogno.

Ho guardato i visi di quelle donne stupendomi di trovarmi non di fronte a quindicenni la cui curiosità incosciente o la convizione d'essere ormai adulte le aveva portate a una scelta che non avrebbero fatto a cuore leggero; no, le donne che vedevo avevano un dito anulare fasciato d'oro e un viso non più adolescente.

Il vociare era un sottofondo timido, fino a quando abbiamo sentito uscire dal coro un disinvolto e quasi urlato "No, cara non preoccuparti è una passeggiata, io l'ho fatto anche due anni fa, dura pochissimo, neanche il tempo d'un caffè", ho visto i sorrisi nervosi di tutta la stanza girasi verso il donnone dai tacchi a spillo e capelli neri corvini che sembrava incredibilmente a suo agio,"Speriamo" ha risposto, mordicchiandosi le labbra, una ragazza vestita di nero e subito ha raccontato la sua storia:

"Io non ho scelta, ho un bambino di 4 mesi, troppo piccolo, non riesco a star dietro a lui...no, non posso..."

La diga dell'ansia e della riservatezza s'era rotta. Non importa quanti anni hai, il lavoro che fai o il tuo ceto sociale, quando si è nella stessa paurosa barca, l'importante è che tu sia lì con me e che più di chiunque altro tu possa capirmi...parlami, mi farà sentire meglio.

Così è succeso.

Ho sentito le storie di ognuna, le sacrosante ragioni, ho compreso tutto e ho pensato che avrei fatto lo stesso anch'io se fossi stata al loro posto.

Solo una cosa tornado a casa da sola in macchina mi ronzava in testa: una buona maggioranza di donne che erano lì nello stanzone,aveva un bimbo piccolissimo, un neonato affamato che le aspettava a casa.

Poco meno di un anno prima quelle stesse donne avevano probabilmente desiderato un bimbo per farlo crescere nelle loro pance, per partorirlo, per allattarlo...probabilemente per amarlo una vita intera.

Non ho pensato "Mamma mia ma come si fa a decidere di rinunciare a altre due manine paffute?"; perchè sicuramente anch'io al posto loro, alla luce delle notti insonni, di estenuanti tour de force tra il lavoro, i nonni, la scuola materna, i pianti con la febbre e le nevrosi varie, anch'io al posto loro avrei detto "Un momentino, cerchiamo prima di riprenderci un pò, proprio ora non ci voleva", questo mi sembra davvero un pensiero sensato, perchè fare l'eroina non sempre è la cosa più intelligente da fare...ma quello che mi fa riflettere è la CASUALITA' della vita, in questo caso più che mai: "Tu sei ARRIVATO per PRIMO e sei restato, sei nato, sarai amato".

mercoledì 14 febbraio 2007

Quiche, mia cara quiche


Le torte salate le ho scoperte da poco tempo, la pasta brisè invece è una vecchia conoscenza teorica che pensavo non avesse una pratica così semplice e gustosa!!!!

Mi piace tantissimo smangiucchiarle per cena, veramente io adoro tutto ciò che generalmente si presenta nei buffet, tutte quelle cosine sfiziose e spropositatamenre caloriche...crocchette, pizze, pizzelle, focacce, torte salate per l'appunto.

Cosa c'è di meglio che tornare a casa dopo una giornata di lavoro, alle nove di sera, mentre magari fuori piove (come ieri) e vedere che nel forno ancora spento ti attende un pasta soffice e dal ripiento filante o una gustosa quiche, che aspetta solo di essere addentata per coccolarti?

La mia quiche è la classica svuotafrigo, ieri avevo della panna fresca che avevo il dovere di salvare prima che diventasse " yogurt", così l'ho sacrificata con uova, una spolveratina di parmiggiano....ma è meglio se la scrivo con tutti i crismi la ricetta:

Quiche salva cena

Per la basta brisè:
250 gr di Farina "O"
125 gr di Burro freddo
1 pizzico di sale
Acqua molto fredda q.b.

Per il ripieno
150 ml di panna fresca
3 uova
1 spolverata di parmiggiano
Sale e Pepe
1 manciata di spinaci
qualche fettina di prosciutto cotto
1 patata

Per la brisè ho messo in una coppa la farina, il sale e il burro freddo tagliato a pezzetti, ho incorporato il burro alla farina con la punta delle dita formando delle "briciole", l'esperienza mi ha insegnato che più sono piccole le briciole, più facilmente si formerà l'impasto, come per la pasta frolla meno viene manipolato l'impasto meglio è.
Una volta fatte le mie belle briciole (ho letto che si chiama sabbiatura), ho unito l'acqua e qui sono andata ad occhio, comunque poca 4/5 cucchiai direi, ho impastato velocemente e fatto riposare l'impasto mezz'ora in frigo.
Successivamente ho steso l'impasto e foderato una teglia tonda, una di quelle tipiche da pastiera con i bordi svasati, la teglia era imburrata e infarinata e con i rembi di una forchetta ho bucherellato il fondo della pasta.
Ho preparato il ripiento mettendo in un' altra coppa la panna, le uova, il parmiggiano, sale e pepe, ho mischiato con una frusta velocemente.
Sul fondo della pasta nuda e bucherellata ho messo gli spinaci lessati in acqua e ripassati in padella "nature", giusto per asciugarli un po', del prosciutto a pezzetti e versato l'intruglio panna-uova.
Per "rifinire" ho lavato e pelato una patata media e con il pelapatate ne ho ricavato delle fettine sottili, sottili (mi devo comprare una mandolina che mi sa che è meglio), ho messo a raggiere le fettine di patata comprendo totalmente il ripieno e i bordi del guscio di frisè, condita la superficie con un velocissimo giro d'olio e un altrettanto veloce spolveratina di sale.
Messo in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti fino a quando la superficie delle patate diventa bella dorata.
Io dovevo scappare a lavoro e ho alzato la temperatura del forno l'ultimo quarto d'oro...la mia quiche non me lo ha perdonato e s'è sbrucciacchiata!!!Managgia alla fretta.
Ps. Queste torte salate secondo me sono più buone tiepide o fredde!


lunedì 12 febbraio 2007

Sono solo chiacchiere!



Non ricordo quand'è stata l'ultima volta che mi sono mascherata, sicuramente più di dieci anni fa. Eppure oggi mi piacerebbe tantissimo pensare a un vestito carino, prepararlo con le mie mani, truccarmi e andare ad una festa in maschera, per una sera avere un'identità celata e riformata, essere Mercoledì Addams, treccine lunghe, sguardo lugubre e calzettoni.Troppo Halloween?
Oppure vestirmi da Giada,la mia gatta, niente di più facile: scarpe nere, collant nero, maglietta nera, due baffi da gatto fatti scorrere sulle guance con la matita.
Una dama, una fata, cappuccetto rosso.
Penso che moltissime persone perdano con l'età la voglia di giocare, questo è un delitto, per non parlare dell'entusiamo poi,ma come fanno a sentirsi vive?
Bhè lo ammetto è un periodo un pò triste e nemmeno io ho tanta voglia di giocare, ma sò che questa è l'eccezione, non la regola.
Chiacchiere queste di tic e tac di tastiera, chiacchiere quelle che ho portato ieri ai miei nipoti che mi hanno ripagata con i loro sorrisi.






Per le chiacchiere la ricetta (che è spettacolare) è questa:

400 gr di farina
80 gr di zuccherlo a velo
50 gr di burro morbido
1 uovo + 2 tuorli
4 cucchiai di limoncello
1 cucchiaino di lievito per dolci

Impastare gli ingredienti fino a formare un panetto morbido, far riposare in frigo per 30 minuti, tirare la sfoglia (io mi sono servita della mia cara NonnaPapera). Formare dei nastrini di pasta con la rondella taglia-pasta.

Riscaldare abbondante olio e friggere...ci mettono un secondo a diventare scure, perciò occhio!





venerdì 9 febbraio 2007

Terlizzi, 8 febbraio 1969


E' il luogo e la data in cui si sono sposati mia madre e mio padre.

Sono passata domenica scorsa, dopo una giornata passata in campagna con amici, da casa dei miei genitori, per dare un bacio a Nonna Anna ( la mia unica e preferita nonnina che ha subito un'operazione abbastanza seria e sta trascorrendo il periodo post-operatorio a casa di mia madre). L'idea fortunamente non era stata originale, perchè nel salotto illuminato a luna Park in cui sono stata proeittata non appena aperta la porta d'ingresso c'era: mia sorella LaGrande, Marito della Grande e figlio-di-1-anno-ma-già-vikingo,mia sorella LaMezzana, Marito della Mezzana, Figlia 11enne e Figlio 7enne, mia Madre, mio Padre, nonna Anna e due persone che non vedevo da una vita, le simpaticissime sorelle di mia nonna: zia Angela e zia Maria.
Settantenni con uno spirito di cherry.
Zia Angela è facilissimo incontrarla per le strade del suo paese in bicicletta (probabilmente non c'è mai scesa dalla bicicletta , visto che mi ricordo di lei che pedala già da quando ero bambina), solo sentirle parlare è uno spasso, hanno una vivacità innata e mi hanno sempre dato l'idea di essere donne forti che gli anni e la vecchiaia hanno solo migliorato, così dopo essermi sentita dire l'immancabile "Maddooo' come ti sei fatta grande!!!!!A quanti anni anni siamo arrivate???" "Trenta" rispondo mentre ci sbaciucchiamo "Noooo!" incalzano loro "Sembri così piccola, una ragazzina" a questo punto che mi sorge sempre il dubbio: ma non è che invece di grande volevano dire grassa?????

Così dopo tutti i convenevoli abbiamo cominciato a parlare del più e del meno, di mia madre e di come sia stata da ragazzina, di mio padre, di che bell'uomo sia nonostante i quasi 60 anni, di come si sono conosciuti :

"Era il funerale di Zio Ciccillo (persona a me del tutto sconosciuta), tua madre e tuo padre nonostante fossero procugini (si, mia madre e mio padre sono procugini) non si erano mai incontrati prima (a causa delle lotte intestine della famiglia)" altro che Guelfi e Ghibellini, a casa mia Giulietta e Romeo non li vediamo proprio.

"...era dunque la prima la volta che si vedevano, e noi" le sorelle discole di mia nonna "abbiamo notato subito come si sono guardati dopo essersi resi conto che si erano appisolati sullo stesso divano, all'epoca si usava vegliare i morti.""Noi l'abbiamo capito subito che tuo padre era rimasto affascinato da tua madre (che onor del vero era bellissima, mio padre un pò meno e noi figlie abbiamo preferito prendere da lui...), e da non conoscere il paese di Terlizzi, dopo il funerale veniva spesso e volentieri per salutare il procugino, fratello di tua madre..."; zia Maria e zia Angela ci hanno raccontato tutto sghignazzando come due adolescenti e due adolescenti rossi in viso lo erano anche i miei genitori nel salotto-lunapark.

A farvela breve la leggenda, che tanto leggenda non è, racconta che mia madre e mio padre hanno dovuto letteralmente sfidare le ire di mio nonno per sposarsi, solo grazie alla complicità di nonna Anna sono riusciti a incontrarsi, persino le lettere che dall'anno di militare mio padre scriveva a mia madre era indirizzate a mia nonna, che lei prontamente le rigirava.

Persino il giorno del loro matrimonio l'8 febbraio di 38 anni fa, mio nonno s'era fatto desiderare dicendo a tutti che non vi avrebbe partecipato.

La storia racconta con le foto che il braccio, fortunatamente redento, che accompagnava mia madre all'altare, era il suo.

Ieri abbiamo festeggiato il loro anniversario di matrimonio, io come da copione ho preparato con piacere la torta. EVVIVA GLI SPOSI!!!!!!!!!!!



La ricetta e la preparazione del pasticcio qui su l'ho postata qui.

giovedì 8 febbraio 2007


Tanto è inutile, già lo sò in che cosa si sta trasformando questo questo blog, quindi non ha senso porre resistenza, almeno per il momento.

Perchè io poi vado in fissa a periodi, generalmente abbastanza lunghi-possono durare anche interi anni- o poche settimane, però c'è da dire che le mie fisse sono autentiche, difficile che m'innamori e dedichi tempo e passione per trend o capricci.
Quindi non c'è da stupirsi se dopo decine di post incentrati sul food, potrebbero seguirsi altrettanti sull'illustrazione che è l'altra mia autentica passione.

Così oscillo tra periodi in cui mi aggiro per casa con pennelli vari e le mani sporche di colore e torturo mio marito (e non meno il gatto) senza tregua...mattino, mezzogiorno e sera, lo aggiorno su quell'ultima tecnica sperimentata notata nelle illustrazione di Tizio o Caio, su una mostra dedicata all' illustrazione, una volta l'ho persino convito a scrivermi un racconto per partecipare a un
concorso, c'è di buono che il mio dedicarmi anima e core ai miei diletti periodici mi porta a diventare determinatissima...certo, vedo un solo colore, ma lo vedo davvero bene.

Tempo fa, quando avevo realizzato che dovevo almeno tentare di capire come funzionasse il mondo dell'editoria per l'infazia, tanto avevo girato e provato mille contatti, tanto m'ero fissata per l'appunto, che alla fine ero riuscita a realizzare con un gruppo d'illustratori un piccolo
progetto d'editoria.


Poi sono stata risucchiata dal lavoro, quello che - per quanto non sia il mio sogno da grande - mi da il pane sotto i denti, dagli impegni e dalle mie estenuanti estati lavorative...(quanto sono antipatici i lavori stagionali!), così l'illustrazione in quest'ultimo periodo sonnecchia in qualche parte del mio corpo e del mio spirito, un po' più sù del cuore, verso il braccio destro.


Il problema molto spesso è il tempo disponibile da dedicare ai piaceri...ma grazie a Dio, di mangiare dobbiamo mangiare, quindi se non trovo il tempo per mischiare un giallo di siena a un rosso carminio, il tempo per cucinare, quello deve esserci per forza!!!


Vabbè! s'è capito di che cosa tratterà il prossimo post!




martedì 6 febbraio 2007

Croccanti strascichi natalizi


Chissà a quanti capita di attendere le feste Natalizie per vedere le strade illuminate mentre si passeggia o mentre si è alla ricerca del regalo ideale (perchè si sà: dare è centovolte meglio che ricevere), per rilassarsi un pò tra un giorno di festa e l'altro o semplicemente per mangiare una fetta di panettone, ma poi quando è appena la vigilia del 24 augurarsi che passino in fretta, veloci, come una nuotata in vasca....in apnea.

A me capita ogni anno.

Faccio parte di quella larghissima fascia di persone che con le feste ha un rapporto di "odi et amo".
Quest'anno ho persino omesso di fare regali, ho pensato che certe volte il fare regali è il clinex della coscienza, basta passarlo velocemente sulle nostre coscienze un pò sgualcite, per togliere un pò di polvere e sperare che brillino di più.

Quest'anno all'inizio stavo partendo anch'io alla corsa al pensierino (c'è da dire che faccio solo pensierini...i regali costano, i pensierini meno), poi ho pensato alle storia del clinex e anche al fatto che moltissimi dicono che il pensiero è quello che conta...così ho partorito solo dei PENSIERI per le persone che li meritavano, pochi, onesti e sentitissimi biglietti d'auguri...accompagnati da una bella scatola di biscotti home-made, i biscotti...mica la scatola!!!

Sono sicura che saranno stati apprezzati, sono circondata da belle persone.

Comunque questi croccanti li ho beccati ieri a casa della mamma, e nonostante sia tempo di chiacchiere, a casa dei miei campeggiano ancora loro, dolcetti fatti con un TOT di mandorle spellate-tostate-tritate e un TOT di zucchero, messo tutto in pentola a caramellare, versato su tagliere inumidito con del succo di limone e steso con un mattarello altrettanto inumidito e tagliato a pezzetti seduta stante, dolcetti tipici di Natale che al Natale mi ci hanno fatto pensare.



lunedì 5 febbraio 2007

Alla ricerca del MUFFIN perfetto!




Non volevo dare a questo blog un taglio prettamente culinario creando un foodblog , ma sinceramente penso che piano, piano scivolerò tra cioccolato, farine e spezie anche contro i migliori propositi...perchè cucinare mi piace troppo e alle volte osservare ciò che cucino mi piace anche di più, non so quante centinaia di volte mi è capitata d' incantarmi davanti a una vuluttuosa glassa al cioccolato (per la torta del mio compleanno è un must), oppure davati a un dorato gratain, penso di essere sicuramente un pò maniaca, ma infondo ognuno ha le sue...di manie.

Ultimamente come dice il titolo di questo post sono i muffins la mia fisima, fin'ora ho provato solo un paio di ricette, una di
Maurizio Santin di cui però mi manca il reportage fotografico (non male, da riprovare...anche se non sono ancora soddisfatta) e questa ricetta francesina, che mi è piaciuta nel gusto, cioccolato e arancia non deludono mai, ma la consistenza un pò gommosetta lasciava a desiderare.

Muffins all'arancia e gocce di cioccolato (di Laurence)

250 gr di farina
80 gr di zucchero
2 cucchiani e 1/2 di lievito per dolci
60 gr di burro freddo
2 uova
10 cl di succo d'arancia
10 cl di latte
1 cucchiaio di zeste (la parte della buccia dell'agrume più esterna e sottile...senza la parte bianca e amara) di un arancia
150 gr di gocce di cioccolato

Accendere il forno a 220° (preriscaldare il forno non è una cosa da poco, fatelo sempre là dove è segnato).
In una ciotola versare la farina, lo zucchero, il lievito. Aggiungere il burro freddo a pezzetti e incorporarlo alla farina formando delle briciole (come si fa per la sabbiatura della pasta frolla).
In un'altra ciotola mescolare le uova, il succo d'arancia, il latte e le zeste d'arancia sminuzzate.
Aggiungere questo secondo impasto liquido al primo senza mescolare troppo (il composto deve rimanere un pò "grumoso"), aggiungere infine le gocce di cioccolato.

Mettere i pirottini di carta nella teglia per muffins e riempirli per 3/4 con il composto.
Infornare per 15 - 20 minuti...e buona merenda!!



giovedì 1 febbraio 2007

Chi (non) ha paura di morire?


Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca, il colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore
e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede
uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.


Pablo Neruda
Non c'è molto da commentare, se non che vorrei tatuarla sulla pelle questa poesia...che mi sembra più un monito, per pensarci ogni giorno, ogni momento, finchè sono ancora in vita.